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Visualizzazione dei post da giugno, 2024

L’altra metà editoriale

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  Sulla figura professionale dell’editor ormai si è già detto parecchio, perciò parto dal presupposto che tutti abbiano compreso il valore del suo apporto per migliorare un testo scritto dal punto di vista strutturale e stilistico. Ma non si tratta solo di individuare punti di forza e di debolezza: nel Pulp fiction di ogni autore l’editor è il signor Wolf.  La voce dell’editor non si deve percepire in un testo, perché non si sostituisce e non si aggiunge a quella autoriale, né la altera. Il suo obiettivo è essere invisibile. Questo è possibile solo segnalando le criticità e dando indicazioni adeguate per correggerle. L’editor potrà intervenire direttamente sul testo solo a livello di formattazione per renderlo più pulito e leggibile possibile, prima d’iniziare il lavoro di editing, o al massimo per correggere i refusi o gli errori oggettivi individuati fin dal primo passaggio. Le sue note a margine hanno lo scopo di evidenziare, spiegare, suggerire qualcosa per generare rif...

I buoni lettori

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A nessuno piace leggere porcherie. Noi lettori forti, che acquistiamo libri spesso in modo compulsivo, cerchiamo autori bravi. Viste le cifre che spendiamo, avremo pure il diritto di leggere buona scrittura, o no? Sì, certo, è una provocazione. Ho la sensazione che attualmente ci sia una quantità enorme di libri in circolazione. Il ritmo di pubblicazione mi sembra superiore a quello di lettura che in media la gente riesce a mantenere. La maggior parte di questi libri con buona probabilità verrà dimenticata presto. Vedo usare il termine “letteratura” con molta disinvoltura sui social, soprattutto nei gruppi di scrittura. Io sono molto più cauta, per me si tratta di opera scritta che possa sopravvivere al tempo e dimostri la stessa efficacia ogni volta che viene letta. Mi rendo conto però che la definizione comune è di respiro ben più ampio, come leggo ad esempio sul Treccani: «Oggi s’intende comunemente per letteratura l’insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano...

Un posto difficile da raggiungere di Gianluigi Bodi

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  Impressione#1 Non è facile scrivere un buon racconto. Non è un romanzo in miniatura, ha una struttura narrativa e degli obiettivi totalmente diversi. Solo perché tutto è condensato in poche pagine, il coinvolgimento del lettore in un’esperienza di lettura intensa non è scontato. Anzi, credo che in un romanzo sia possibile far passare certe abilità come qualità, in un racconto no. Lo dice già con chiarezza la bandella di Un posto difficile da raggiungere , edito nella collana SideKar di Arkadia, cosa unisce queste storie al limite del surreale che Bodi racconta, e dà un senso al piacere di leggerle. Io però voglio soffermarmi su un fatto. Qui accade quello che lo scrittore Harry Quebert, il personaggio di Joël Dicker, insegna all’amico esordiente: «Nessuno sa di essere uno scrittore, Marcus. Glielo dicono gli altri». È l’ultima fase del processo creativo, che definisce il senso di ogni storia – essere compresa, sentita, vissuta – e il senso stesso della lettura. Condividendo i...

Impressioni

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  Mi sono presa un po’ di tempo per rifletterci, questo è il motivo per cui sono stata un po’ in ritardo con i post, ma alla fine ne sono venuta a capo con soddisfazione. Fin dall’inizio ho pensato questo blog come uno spazio di confronto sull’editing e il rapporto tra autore e editor, quindi un contenitore di idee anche degli altri, ma, proprio perché lo sento sempre più somigliante a me, mi è sembrato che mancasse qualcosa: la lettura. È l’aspetto basilare del mio lavoro con gli autori e mi sembra imprescindibile per chi vuole capire chi è l’editor, fare delle riflessioni a voce alta sui libri che leggo. Non tutti, per l’amor del cielo, ma quelli che mi lasciano un segno che io possa avere sempre sott’occhio e ricordarmi del suo perché, come una cicatrice, ma in un senso positivo. Rispetto ai tempi dell’università in cui leggevo prevalentemente classici stranieri – adoravo i corsi monografici – i miei gusti letterari si sono evoluti al passo con i tempi e le situazioni. Gradu...

Edizioni "pasticcino"

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  Leggo con interesse anche sui social i contenuti web delle case editrici che gli algoritmi mi propongono quotidianamente. Tuttavia, spesso mi sembra di essere la mia prof d’inglese del liceo, quando apostrofava il peggiore in classifica come “pressappochista”. Dal suo punto di vista lo era chi non solo si accontentava di raggiungere risultati approssimativi, ma aveva anche l’intento di gabbare l’insegnante. Ai poveretti che si applicavano ma, non avendo ordine né metodo, venivano sopraffatti dalla goffaggine, lei riservava l’epiteto affettuoso di “pasticcino”, dimostrando compassione per la debolezza del carattere ancora da formare. Noto con dispiacere che il pressappochismo, la triste caratteristica della comunicazione sempre più globale e immediata, ha invaso anche un settore professionale che fino a poco tempo fa dell’accuratezza era l’emblema. O almeno questa era l’idea con cui la mia generazione è cresciuta. In quanto a cura del prodotto, il libro, l’editoria è sempre stat...