La calzata perfetta
Sembra banale e scontato, ma scegliere l’editor giusto a cui affidare la revisione del proprio manoscritto è fondamentale. Una testimonianza diretta, anche anonima come questa, vale più di qualsiasi argomentazione: «Questa esperienza è stata comunque determinante, perché mi ha fatto capire che tra autore e editor ci deve essere una sintonia. Si dovrebbe parlare “la stessa lingua”. Pertanto non ci si deve fermare al primo che si propone ma ci vuole calma, tempo e parecchio discernimento». L’autore ha definito «scioccante» – sì, la scelta lessicale è sua – questa sua prima esperienza di editing professionale e forse gli occorrerà del tempo per riuscire a ricordarla con distacco.
A prescindere da come l’autore e l’editor siano
entrati in contatto, è utile sapere che a uno scambio di mail è seguito un
colloquio telefonico. Credo che questo rientri nella norma. Dopo aver raccolto
sufficienti elementi, l’autore ha deciso di affidare all’editor il proprio
manoscritto, consistente in una prima stesura con alcune parti non ancora
sviluppate, in scalettatura. Inoltre, ha corrisposto interamente in anticipo il
compenso pattuito al momento dell'invio del materiale. Questo invece, non corrisponde
al mio concetto di professionalità. Sono d’accordo sull’acconto, ma non
dovrebbe essere superiore alla metà del totale.
Ed ecco che si presentano le prime difficoltà. Il
diradarsi dei contatti con l’editor inizia a instillare dubbi nella mente
dell’autore. Dopo due mesi in cui la speranza è andata affievolendo, l’autore
finalmente riceve il suo testo editato. L’editor gli segnala interventi
profondi sulla trama e la caratterizzazione dei personaggi, intere porzioni di
testo da tagliare e perfino il titolo da cambiare.
Non è difficile immaginare il seguito. Trovarsi di
fronte a un blocco
vero e proprio, significa non riuscire ad applicare i suggerimenti, a scrivere
neanche una parola in verità. L’autore ammette che la sensazione predominante
per giorni è stata di totale repulsione per le pagine scritte. Non pensate che
sia facile rimettersi in discussione dopo una delusione del genere. La
convinzione di aver scritto un romanzo illeggibile e allo stesso tempo voler
mantenere il controllo della propria opera ha prodotto quello che nessuno
scrittore che si senta tale e desideri essere letto dovrebbe mai provare: «Non
sono stato bene con la scrittura». È bene per l’autore seguire pedissequamente
le indicazioni dell’editor? Quando l’editor suggerisce di rivoluzionare
completamente un romanzo è lecito avere dei dubbi sulla sua comprensione del
testo?
Tali questioni hanno spinto l’autore a cercare il confronto
con altri editor professionisti, nei quali ha cercato le caratteristiche che
più rispondevano alle sue esigenze. Il lavoro può essere diverso perché in base
a esperienza, competenza e capacità di ascolto è possibile vedere lo stesso
testo da altri punti di vista e di conseguenza proporre soluzioni alternative
per migliorarlo, che saranno ugualmente valide. A volte può trattarsi
semplicemente di portare l’autore alle stesse conclusioni, ma con maggiore
empatia, che potrebbe essere quello di cui l’autore ha bisogno in quel momento.
Dopo due settimane di rigetto nei confronti di quel lavoro l’autore con
coraggio ha ripreso in mano il manoscritto per la revisione. Il testo sta
cambiando forma ma l’autore ne ha ancora il totale controllo creativo.
Non si può dire che questa esperienza sia stata completamente
negativa. Ha sortito degli effetti, ha scatenato delle riflessioni, ha fatto sì
che l’autore si ponesse con attitudine critica di fronte alla sua creazione,
che si rimettesse in discussione a un livello profondo.
Mentre scrivo l’autore sta ancora revisionando il suo testo,
insomma, la situazione è ancora in divenire. E io ho la sensazione che ci sia
un margine di recupero della bontà di questo intervento così radicale. È
fondamentale comprendere questo: l’editor va scelto con cura, dev’essere una
persona in linea con il modo di vedere e di sentire dell’autore. Dev’essere un
po’ la sua scarpetta di cristallo, deve calzare perfettamente. Altrimenti né
l’autore né l’editor vivranno felici e contenti.
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