L’altra metà editoriale
Sulla figura professionale dell’editor ormai si è già detto
parecchio, perciò parto dal presupposto che tutti abbiano compreso il valore
del suo apporto per migliorare un testo scritto dal punto di vista strutturale
e stilistico. Ma non si tratta solo di individuare punti di forza e di
debolezza: nel Pulp fiction di ogni autore l’editor è il signor Wolf.
La voce dell’editor non si deve percepire in un testo,
perché non si sostituisce e non si aggiunge a quella autoriale, né la altera. Il
suo obiettivo è essere invisibile. Questo è possibile solo segnalando le criticità
e dando indicazioni adeguate per correggerle. L’editor potrà intervenire direttamente
sul testo solo a livello di formattazione per renderlo più pulito e leggibile possibile,
prima d’iniziare il lavoro di editing, o al massimo per correggere i refusi o gli
errori oggettivi individuati fin dal primo passaggio. Le sue note a margine hanno
lo scopo di evidenziare, spiegare, suggerire qualcosa per generare riflessioni
nella mente dell’autore e aprire un confronto che aiuti a risolvere le
criticità. Se poi riuscirà a far scaturire idee nuove e portentose tanto meglio.
Ma quando i punti di debolezza di un testo superano
quelli di forza, l’editor ha il dovere d’indicare all’autore una direzione per
riscriverlo. La sua professionalità, lo dico a chi pensa che spillare quattrini
agli autori sia l’intento primario, si evince proprio dalla imprescindibilità
di rinunciare a lavorare uno scritto troppo acerbo. Oltre a essere dispendioso
in termini economici per l’autore, lo è anche per l’editor in termini di tempo
ed energie. L’editor non può fare miracoli, così come non può dare garanzie che
il testo editato verrà pubblicato da una casa editrice. L’obiettivo è solo
mettere un testo in condizione di essere letto perché scritto e presentato
nella sua forma migliore, ed è indubbio che un testo “pronto” abbia più
possibilità di essere preso in considerazione.
Al di là di ogni aspetto tecnico, lo dico per rassicurare tutti coloro che rifiutano l’editing a priori, riconosco che l’editor è in grado di aiutare solo chi vuole essere aiutato. Se in generale il primo passo per risolvere un problema è ammettere di averlo, riguardo al testo è fondamentale accettare l’idea che ci sia potenzialmente sempre un margine di miglioramento. C’è un lavoro di squadra da fare con l’autore sul suo testo e, come in ogni altra collaborazione tra persone, per funzionare dev’esserci comunanza di visione e di interessi, oltre al rispetto del lavoro altrui.
Insomma, per ogni autore c’è l’editor giusto, la sua metà editoriale. Basta cercare.
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