I buoni lettori
A nessuno piace leggere porcherie. Noi lettori forti,
che acquistiamo libri spesso in modo compulsivo, cerchiamo autori bravi. Viste le
cifre che spendiamo, avremo pure il diritto di leggere buona scrittura, o no?
Sì, certo, è una provocazione.
Ho la sensazione che attualmente ci sia una quantità
enorme di libri in circolazione. Il ritmo di pubblicazione mi sembra superiore
a quello di lettura che in media la gente riesce a mantenere. La maggior parte
di questi libri con buona probabilità verrà dimenticata presto. Vedo usare il
termine “letteratura” con molta disinvoltura sui social, soprattutto nei gruppi
di scrittura. Io sono molto più cauta, per me si tratta di opera scritta che
possa sopravvivere al tempo e dimostri la stessa efficacia ogni volta che viene
letta. Mi rendo conto però che la definizione comune è di respiro ben più
ampio, come leggo ad esempio sul Treccani: «Oggi s’intende comunemente per
letteratura l’insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano
fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano comunque». Credo che
il motivo del mio disallineamento sia dovuto alla difficoltà di definire con
precisione il fine estetico.
Ma perché non si pensa mai che anche un autore,
soprattutto un bravo scrittore, abbia diritto di avere buoni lettori? Come si
affronta la lettura di un testo? Io condivido con stima l’idea di Nabokov che dovremmo avere dei riguardi nei confronti degli scrittori.
Non dovremmo innanzitutto lasciarci influenzare dall’idea
preconcetta che un libro può richiamare. Nabokov dice questo proprio nella prima delle sue Lezioni di letteratura (dal titolo Buoni
lettori e bravi scrittori): «Leggendo, dovremmo prestare attenzione ai
particolari, e coccolarli» e fare dopo tutte le generalizzazioni che riteniamo
utili, altrimenti ci allontaniamo dal testo prima ancora di aver cominciato a
capirlo. Non dovremmo poi avere la presunzione di conoscere la realtà perché
abbiamo letto il libro. L’opera scritta racchiude la creazione di un mondo che
per noi è nuovo e come tale va conosciuto. Quel mondo rappresenta la visione
dell’autore, gli elementi di collegamento con il mondo reale che lo
costruiscono sono filtrati attraverso i suoi occhi.
La lettura richiede del tempo, pur ricorrendo alla
vista, non restituisce un’immagine d’insieme immediata come la contemplazione
di un dipinto. L’autore ha usato l’immaginazione per scrivere il libro. Allo
stesso modo il lettore utilizzerà l’immaginazione per elaborare questa visione
globale dalle parole che compongono il libro, ma inizierà ad averla solo dopo
averlo riletto. Per Nabokov, se il lettore «manca di passione e pazienza – la
passione dell’artista e la pazienza dello scienziato – difficilmente saprà
trarre piacere dalla grande letteratura».
Nella stessa lezione Nabokov traccia un identikit che
dovrebbe avere la massima diffusione: il «buon lettore» ha
immaginazione, memoria, dispone di un dizionario e ha un minimo di senso
artistico. Ho sempre sostenuto, soprattutto da docente, che leggere con il
dizionario vicino è essenziale. Non diminuisce il piacere della lettura, anzi, aiuta a comprendere la bellezza di certe scelte lessicali, così come un po’
di umiltà nell’ammettere di avere delle lacune e colmarle aiuta a crescere.
Allora, evitiamo di leggere a caso o in modo
superficiale. Sfogliamo prima qualche pagina del libro che colpisce la nostra
attenzione, saggiamone la scrittura. Fidiamoci del nostro istinto di lettori
forti. Leggiamo ciò che per noi è buona scrittura, a qualsiasi genere
appartenga. Cerchiamo di scegliere quello che ci piace, con coscienza. Sforziamoci
di leggere con più curiosità, anche con più spirito critico, per acquisire con
il tempo sempre più consapevolezza. Leggere deve avere un effetto su di noi, deve
cambiare qualcosa e sta a noi decidere cosa. Dovremmo aspirare a essere dei buoni
lettori sempre, anche della letteratura nel senso comune.
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