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Non editarmi, ti prego!

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  Mi capita spesso di collaborare con autori reduci da esperienze negative di editing, a volte disastrose, al punto da sviluppare una diffidenza tale che pensano di non averne più bisogno. Questo è un errore, ma comprensibile. Quando scriviamo, tutti, nessuno escluso, anch’io, è bene essere letti da qualcuno che ci dica cosa non va, perché a furia di leggere e rileggere, modificare, riscrivere, correggere, provochiamo piccoli dissesti nel testo che la nostra mente poi non percepirà perché sa di essersi già occupata delle criticità. Chi leggerà quel testo per la prima volta ha invece più probabilità di notarli ed è bene che renda l’autore consapevole della loro esistenza. Ciò che invece non comprendo è lo scetticismo tout court nei confronti della revisione professionale. Si tratta forse di una forma di gelosia del proprio lavoro? O è paura del giudizio esterno? A prescindere dall’editing che ai fini della pubblicazione rientra nella prassi di ogni casa editrice che si rispetti, d...

Non si uccide di martedì di Andrea Molesini

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  Impressione #5 L’autore veneziano Andrea Molesini ha pubblicato già diversi libri tra romanzi storici e saggi, nonché tradotto poesie di autori stranieri, perciò se ne parlo in questa rubrica significa che mi sono imbattuta per la prima volta in una sua opera. L’opera in questione è il suo ultimo romanzo Non si uccide di martedì e l’impressione è stata del tutto positiva per vari motivi. A cominciare dal titolo, già ritrovare in bella mostra sulla copertina il richiamo a un detto popolare che in casa ho sentito ripetere spesso – «né di venere né di marte non si sposa e non si parte, né si dà principio all’arte » – mi ha incuriosito, tant’è che ho fatto qualche indagine per risalire alle sue origini. Si basa sulla superstizione popolare che contravvenire ai precetti originasse disgrazia e invita a non intraprendere qualcosa di nuovo di una certa importanza di martedì o venerdì, i giorni in cui si recitano i Misteri dolorosi nella terza corona del Rosario, che ricordano la pass...

Prime cure del manoscritto

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  Di questi tempi in rete si trovano moltissimi consigli utili su come inviare un manoscritto a una casa editrice, ma spesso trascurano un aspetto fondamentale: sarebbe utile sottoporre il testo a una revisione accurata prima di inviarlo alla casa editrice. A causa del legame emotivo che ha con la sua opera, per quanto interessante e ben scritta, l’autore di solito non si accorge della mancanza di organicità, delle criticità, anche se diffuse, né delle incongruenze. Dagli scrittori che si misurano per la prima volta con l’idea della pubblicazione nella maggior parte dei casi ricevo testi trascurati e soprattutto non formattati. Ho la sensazione che questo rappresenti un problema comune e, invece di rifiutare manoscritti in simili condizioni, forse è il caso di provare a fare qualcosa di concreto per aiutare gli autori che ancora non danno la giusta importanza anche all’aspetto delle proprie idee sulla carta. In verità, non so trovare una sola ragione plausibile per giustificare...

Consapevolissimevolmente

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Dopo una pausa piuttosto lunga, approfitto di questo momento di calma tra un passaggio di editing e l’altro per riprendere le attività su blog e social. Non ho postato gli auguri di buone feste, con il canonico bilancio di fine d’anno e i propositi per il nuovo, perché i miei ritmi – per fortuna – sono diversi. Per quanto mi riguarda, io sarei già contenta se quest’anno fosse come il 2024, ma l’augurio che sia migliore lo faccio a tutti. A proposito di miglioramento, come ripeto spesso, ce n’è sempre margine nella scrittura, ma ottenerlo non è così scontato.  Il mestiere dell’editor è basato principalmente sul rapporto che s’instaura con l’autore e l’esito positivo della collaborazione, il risultato professionale, secondo me dipende dall’onestà di quel rapporto. Se c’è affinità nasce in modo spontaneo e l’omogeneità della visione non può che consolidarlo. Ciò che però ne determina il futuro è il grado di consapevolezza.  Quando un autore conscio dei limiti della propria scritt...

La notte del santo di Remo Bassini

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Impressione #4 Riflettendo sul giallo come genere narrativo, mi sono resa conto di una cosa. Il primo che ho letto è The sign of four di Sir Arthur Conan Doyle in lingua originale, caldamente consigliato dalla mia prof d’inglese al liceo. Da allora è il genere che mi appassiona di più, includendo anche thriller e noir, ma ho sempre scelto autori stranieri. Michael Connelly, cronista statunitense di nera, è solo uno dei preferiti. Non escludo lo sia perché nei film certi fatti sembrano accadere solo negli Stati Uniti. La loro Costituzione difende il diritto dei cittadini di detenere e portare armi e questo è senz’altro il motivo per cui gli omicidi da arma da fuoco hanno purtroppo una certa incidenza nelle statistiche. Ricercando informazioni in Internet, mi sono soffermata su un articolo del  Sole 24 Ore   apparso   nel 2019 che mi ha davvero impressionato. A partire dallo Small Arms Survey, un rapporto di quasi 10 anni fa, ma a quanto pare tuttora uno dei più accurati...