Non editarmi, ti prego!

Mi capita spesso di collaborare con autori reduci da esperienze negative di editing, a volte disastrose, al punto da sviluppare una diffidenza tale che pensano di non averne più bisogno. Questo è un errore, ma comprensibile. Quando scriviamo, tutti, nessuno escluso, anch’io, è bene essere letti da qualcuno che ci dica cosa non va, perché a furia di leggere e rileggere, modificare, riscrivere, correggere, provochiamo piccoli dissesti nel testo che la nostra mente poi non percepirà perché sa di essersi già occupata delle criticità. Chi leggerà quel testo per la prima volta ha invece più probabilità di notarli ed è bene che renda l’autore consapevole della loro esistenza. Ciò che invece non comprendo è lo scetticismo tout court nei confronti della revisione professionale. Si tratta forse di una forma di gelosia del proprio lavoro? O è paura del giudizio esterno? A prescindere dall’editing che ai fini della pubblicazione rientra nella prassi di ogni casa editrice che si rispetti, d...